Birra fai da te: 5 regole da seguire

Negli ultimi anni, tra gli amanti della birra si è diffuso l’homebrewing, ossia la tendenza a produrre in casa la propria bevanda bionda. Si tratta di un processo non complesso, ma che richiedere una certa pazienza e, soprattutto, delle regole e dei passaggi da seguire con molta attenzione. In tal modo si potrà avere la certezza di ottenere una birra non solo buona di gusto, ma realizzata in modo sicuro. Per quanto puoi anche trovare birra fatta in casa senza kit, noi suggeriamo l’utilizzo di un kit, che ti permetterà con pochi soldi e in poco tempo di diventare un bravo produttore di birra casalingo!

1. La scelta del kit

Quando si è alle prime esperienze come mastro birraio è necessario acquistare un kit in negozio. Un kit per birra prevede tutte le attrezzature necessarie per iniziare ad operare, anche se non sempre esse rappresentano il meglio presente sul mercato. Quando si è acquisita una certa esperienza, si potrà invece puntare sulla scelta di elementi più professionali, da cercare in negozi specifici o anche online.

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Un kit classico è formato da un fermentatore, un densimetro, un dosatore per lo zucchero, una tappatrice e dei prodotti per la pulizia del kit stesso. A seconda del brand che si sceglie vi possono essere poi altri accessori, incluso un secondo fermentatore, il malto, i tappi, qualche bottiglia storica o un bicchiere famoso e così via.

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2. Pulizia e sanificazione

Prima e dopo di ogni utilizzo, è necessario assicurarsi che tutti gli strumenti utilizzati per dare vita alla birra siano perfettamente puliti e sanificati. Viceversa, infatti, si rischia il pericolo di far proliferare batteri che vanno poi a contaminare la birra stessa.

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I detergenti maggiormente utilizzati per la pulizia del kit sono a base di idrossido di sodio o soda caustica: si tratta di un prodotto molto corrosivo, da maneggiare con cura, ma che assicura la massima pulizia di tubi e parti varie.

L’idrossido di sodio permette di eliminare tutte le incrostazioni: dopo il suo utilizzo è fondamentale un risciacquo molto abbondante prima di procedere alla sanificazione, ossia all’eliminazione dei possibili batteri. Questo processo avviene tramite l’uso di disinfettanti come acqua ossigenata o vari prodotti a base di iodio o cloro.

3. La scelta del lievito

Spesso, molti kit di homebrewing, contengono una bustina di lievito secco. La scelta del lievito solitamente è il primo passo che si compie quando si diventa un esperto della birra fai da te.

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I diversi lieviti, infatti, permettono di ottenere una maggiore personalizzazione del gusto della propria birra. Quando si vogliono riprodurre gusti specifici di determinate birre, ad esempio, è fondamentale acquistare i lieviti utilizzati proprio in determinati birrifici. Gli esperti dell’homebrewing potranno trovare facilmente in rete gli elenchi dei vari lieviti utilizzati dai diversi produttori.

4. L’acqua

Nonostante si parli spesso di malto, lievito e luppoli, un’importante componente della birra è l’acqua. Per questo motivo è importante scegliere un’acqua che sia quanto più neutra possibile, ossia non presenti gusti particolari.

Si può utilizzare tranquillamente l’acqua del rubinetto, ma è necessario ricordare un particolare: l’acqua che viene utilizzata per la birra dovrebbe essere differente a seconda del tipo di birra che si vuole produrre.

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Per le pils e le lager, ad esempio, è necessario avere un’acqua leggera, ossia con un basso contenuto di sali, in particolare di calcio e magnesio; quando si vogliono produrre birre luppolate, invece, è necessario scegliere un’acqua dura, ricca in sali.

Anche gli altri parametri dell’acqua vanno ad incidere sul gusto della birra, per cui sarebbe bene avere un’analisi dell’acqua che si utilizza prima di iniziare ad operare.

5. Il densimetro

Se è vero che a seconda del tipo di birra che si vuole produrre possono essere utilizzati lieviti e acque differenti, è altrettanto vero che esiste uno strumento unico per monitorare la buona riuscita di qualsiasi tipo di birra: il densimetro.

Conoscere la densità della birra in fermentazione è fondamentale per comprendere se essa sta andando a buon fine, per capire quando sia giunto il termine giusto per il travaso e, soprattutto, è per poter replicare precisamente le proprie birre. Quando si sceglie il densimetro, è bene assicurarsi che esso sia del tipo a peso costante, più semplice da maneggiare e da leggere rispetto al densimetro a volume costante.

Birra fatta in casa: la guida alla birra fai da te

La birra è una delle bevande alcoliche più apprezzate in tutto il mondo, a pari merito con il vino.

Se un tempo il vino era appannaggio delle nazioni mediterranee, mentre la birra era tipica delle regioni nordiche, la globalizzazione ormai ha portato entrambe a diffondersi ovunque nel mondo.

Tanto il vino che la birra vengono bevuti da estimatori che amano soprattutto scoprirne diverse varietà e sapori.

Anche se quando si dice “birra” in molti non pensano ad altro che alla bevanda bionda e frizzante che serve a dissetarsi in estate, in realtà esistono moltissimi tipi diversi di birra, che dipendono dagli ingredienti che vengono usati per la sua realizzazione e dalle diverse modalità che vengono adottate durante la sua fermentazione.

Infatti, per quanto non tutti ne siano consapevoli, fare la birra non è un processo semplice nè immediato. Bisogna seguire delle regole ben precise ed avere una profonda conoscenza della procedura per realizzare una birra davvero gustosa e fatta a regola d’arte. Illustrerò quali sono i passaggi fondamentali che bisogna osservare per fare la birra, quali sono gli ingredienti base, e infine come ognuno di noi può cimentarsi nell’arte antichissima, difficile ma affascinante, dell’homebrewing.

Quali sono gli ingredienti necessari per fare la birra

Per ottenere i diversi aromi delle diverse birre artigianali i mastri birrai possono sperimentare molti ingredienti aggiuntivi, ma di base una birra si realizza usando degli elementi molto semplici. Servono infatti acqua, orzo, lieviti naturali e luppolo. Detta in questo modo, la ricetta per fare la birra sembrerebbe quella per ottenere una sorta di zuppa: ma il segreto sta nel modo in cui ogni ingrediente viene lavorato. Ad esempio, l’orzo necessario per ottenere una buona birra deve subire delle trasformazioni, al termine delle quali è diventato malto.

Cos’è il malto e come di ottiene dall’orzo

Il malto d’orzo non è altro che l’orzo fatto germinare. I chicchi di orzo vengono messi in acqua all’interno di vasche di macerazione per un periodo di tre o quattro giorni. In questo lasso di tempo i chicchi di orzo ricevono abbastanza acqua ed ossigeno per poter passare alla fase di germinazione. Quando sono sufficientemente umidi vengono messi in un luogo aerato dove possono sviluppare i loro germogli. Il processo di solito dura una settimana, al termine della quale ogni chicco ha prodotto un germoglio che dovrebbe esser lungo all’incirca i due terzi del chicco stesso. Una volta che è terminato il processo di germinazione si passa alle fasi successive, che sono l’essiccazione e la tostatura.

L’essiccazione del malto

La tostatura è una fase molto importante dell’intero processo di realizzazione della birra perché il modo in cui si tosta l’orzo determina in buona parte il sapore che avrà la bevanda finale. In linea di massima potrei dire che, più si fa essiccare il chicco d’orzo che successivamente diventa malto, più la birra avrà un gusto intenso e deciso, e di conseguenza un colore più scuro. Il processo della tostatura inizia nel momento in cui si blocca la germinazione dell’orzo attraverso l’insufflazione di aria calda, ad una temperatura che può essere tra i 40 e gli 80 gradi centigradi. Questo processo si chiama essiccazione e serve a proseguire la trasformazione dell’orzo in malto già messa in atto con la germinazione. Tramite l’essiccazione si ottengono già i malti necessari per la realizzazione delle birre chiare, come la Pils, mentre per avere aromi più particolari e birre più scure si procede con la tostatura.

Come si fa la tostatura dell’orzo per la birra

L’essiccazione del malto viene definita kilning, e serve sostanzialmente a diminuire il grado di umidità accumulatasi nei chicchi di orzo durante la germinazione in acqua. La tostatura vera e propria invece si chiama curing, e si ottiene con forni appositamente costruiti. Per chi però ama dilettarsi di homebrewing è possibile anche riprodurla nel forno di casa. Sostanzialmente la tostatura consiste nel portare il malto a delle temperature ben precise per un tempo determinato, in modo tale da poter ottenere in seguito delle birre di diverso sapore e grado alcolico. Il malto fatto per 30-40 minuti a 140 gradi è detto Amber; lasciato per lo stesso tempo ma ad una temperatura più elevata (155 gradi) si definisce Biscuit. Alzando la temperatura a 180 gradi si ottiene la tostatura Brown (per un tempo di 30-40 minuti); la tostatura Chocolate, quella di grado più elevato, si ha a 230 gradi centigradi per un tempo di 60 minuti.

Dopo l’essiccazione e la tostatura: la fermentazione

Fino a questo punto ho parlato soltanto di una fase del tutto preliminare nella realizzazione della birra, quando cioè l’orzo viene tramutato in malto e quindi in quello che è l’ingrediente principale, insieme ad acqua e lieviti, per realizzare la birra. La fase fondamentale però è quella successiva, ovvero la fermentazione, che avviene quando il malto e l’acqua entrano in contatto con i lieviti che agiscono attivamente facendo maturare la bevanda. In questa fase del processo c’è un aspetto che non in molti conoscono ma che è invece fondamentale, ed è la sterilizzazione di tutti gli strumenti che vengono impiegati nel processo di birrificazione. Se infatti ogni oggetto non venisse sterilizzato a dovere, batteri e altri agenti esterni potrebbero interferire con il corretto funzionamento dei lieviti causando il fallimento dell’intero processo. La sostanza che viene usata solitamente per sterilizzare contenitori e tubi di travaso si chiama metabisolfito di potassio.

Cos’è il metabisolfito di potassio

La pulizia e l’igiene sono due aspetti fondamentali quando si affrontano le operazioni necessarie per la fermentazione della birra. Tutta l’attrezzatura che viene usata deve essere rigorosamente sanitizzata, e non per un eccesso di zelo, ma perché ogni minimo agente esterno potrebbe compromettere l’intero processo,vanificando ogni sforzo. Per sanitizzare gli oggetti che entrano a contatto con la birra si possono usare la varichina, la candeggina, ma la sostanza più comune è il metabisolfito di potassio che è ampiamente utilizzato anche in ambito enologico.
Io disciolgo un paio di cucchiaini in mezzo litro di acqua fredda e poi lo uso per lavare accuratamente tini, tinozza, contenitori, imbuti, tubi e sifoni. Il vantaggio dell’usare il metabisolfito rispetto alle altre sostanze è che successivamente non c’è la necessità di risciacquare il tutto perché non è tossico. L’unico strumento che non bisogna sterilizzare è la pentola in cui si esegue la bollitura del mosto, perché la bollitura stessa è un efficace processo sanitizzante.

I tipi di malto per birra

Ho spiegato dunque che la primissima fase della produzione della birra, precedente alla fermentazione in cui intervengono i lieviti e quindi in cui si passa alla parte “viva” della realizzazione della bevanda, è quella della trasformazione dell’orzo in malto. A seconda dei cereali che vengono usati (poiché non solo l’orzo è coinvolto nella realizzazione della birra), del tempo e dei gradi di tostatura, si possono ottenere tanti tipi diversi di malto che daranno vita ad altrettanti tipi diversi di birra. Un mastro birraio esperto è in grado di crearsi da solo la sua miscela personale, che sarà unica e irripetibile e darà alla birra il suo sapore inconfondibile. Per chi come me invece ama cimentarsi con l’homebrewing e desidera provare a fare la sua birra artigianale in casa, esistono dei tipi di malto preconfezionati da poter acquistare e utilizzare. I più comuni sono quelli che elenco di seguito, che comunque rappresentano solo un campione rappresentativo e non esauriscono completamente le varietà esistenti. Il malto più comune è detto pilsener, ed è quello usato per la maggior parte delle birre prodotte nell’Europa continentale. Le birre ottenute a partire da questo malto hanno in genere un colore molto chiaro. Ad un grado di essiccatura leggermente superiore si trova il malto detto Pale Ale, che contiene meno proteine e meno enzimi e dà vita ad una birra meno torbida. I malti Vienna sono quelli che conferiscono alla birra un colore più ambrato e si ottengono con temperature di essiccazione ancora più elevate. I malti della categoria Amber producono birre dal sapore biscottato, non ancora caramellato, e sono quindi più aromatici perchè fanno avvertire le note della tostatura. Ci sono poi i malti che vengono definiti con termini contenenti il prefisso “cara”: il carapils, il caravienne. Si aggiungono di solito ai malti base per conferire un tono più caramellato e danno anche maggior corpo alla birra. Si giunge infine ai malti che danno origine alle birre scure e più corpose, come il crystal, che viene usato in diverse quantità per realizzare bevande il cui colore varia dal ramato al bruno chiaro. Il Chocolate, come dice il suo nome, dà note che ricordano il cioccolato, mentre il roast barley è l’orzo tostato che si usa immancabilmente nella fermentazione delle stout irlandesi. Molto simile al roast barley è il black malt, che di solito si usa in quantitativi molto contenuti tranne che nel caso della Guinees, la tipica birra scura irlandese. Citiamo infine il malto di grano, che è usato per le birre weizen e viene aggiunto anche in altre ricette per aumentare la ritenuta di schiuma.

La cottura della birra

Il vero cuore del processo di creazione della birra sta nella sua fermentazione. La fermentazione coincide con il momento in cui al malto vengono aggiunti i lieviti, l’acqua e il luppolo. Per prima cosa si aggiunge l’acqua e si aumenta in modo graduale la temperatura. Poi il mosto viene messo in una caldaia e portato fino al punto di ebollizione, e da questo momento inizia la cottura che può durare per un lasso di tempo variabile, in genere non meno di un’ora e non più di due ore e mezza. Questa fase è molto importante perché è quella durante la quale avvengono la maggior parte delle trasformazioni biochimiche della birra. La temperatura viene fatta salire progressivamente o, più raramente, con il fuoco vivo, o, più usualmente, con l’immissione di getti di vapore o acqua bollente. In questa fase si aggiunge il luppolo, che dà la tipica nota amarognola alla birra.

La fermentazione della birra

Al termine della cottura si procede infine con la fermentazione. La fermentazione si suddivide a sua volta in due diversi momenti e si ottiene dopo aver fatto abbassare la temperatura del mosto e dopo aver immesso al suo interno dell’ossigeno. La fermentazione principale si attiva quando vengono aggiunti al mosto i lieviti. A seconda del lievito che si intende usare ( Saccharomyces carlsbergensis, Saccaromyces cerevisiae o altri) si dovrà portare il mosto ad una temperatura adeguata. In questa fase il lievito trasforma lo zucchero in alcol e sostanze aromatiche. La seconda fermentazione si ottiene quanto la birra viene messa nei tini di maturazione, che oggi sono realizzati per lo più in acciaio, dove restano anche alcune settimane o addirittura mesi nel caso di birre di maggior corpo e costrutto. In questo secondo momento della fermentazione la bevanda si struttura in ogni suo aspetto (colore, odore, sapore) e le varie sostanze presenti al suo interno si scindono creando i depositi di lievito e proteine che poi, prima dell’imbottigliamento, vengono filtrati ed eliminati.

Come fare il travaso della birra artigianale

Quando si parla di grandi birrifici che distribuiscono il loro prodotto in tutto il mondo ovviamente i vari processi sono regolati in modo industriale. Quando invece la birra viene prodotta artigianalmente, come ad esempio avviene nei numerosi microbirrifici che sono stati aperti anche in Italia negli ultimi anni, i processi avvengono seguendo altre dinamiche. Ad esempio, quando arriva il momento di fare il travaso della birra bisogna seguire delle procedure ben precise, pena vanificare tutte le fasi precedenti. Il travaso della birra avviene in due momenti: tra la prima e la seconda fermentazione e poi al momento del filtraggio. La fase più delicata è sicuramente il travaso che va effettuato tra prima e seconda fermentazione.

Il filtraggio

Quando si produce una birra artigianale è molto importante filtrare la birra per diminuire l’effetto di torbidità che in certa misura è inevitabile, ma che, se è eccessivo, può compromettere il gusto della birra. La torbidità può essere dovuta a due cause. La prima si lega alla presenza di infezioni e batteri, che si eliminano con un’accurata sanitizzazione degli strumenti che entrano a contatto con il mosto. La seconda invece è dovuta ai residui delle proteine che si producono durante il processo di fermentazione: queste proteine devono dunque essere rimosse attraverso il filtraggio. Prima si mescola il mostro creando un effetto mulinello, in modo tale che i sedimenti si depositino sul fondo, al centro. Poi si travasa il mosto chiaro in un altro recipiente, filtrando quello restante.

Come fare la birra in casa: l’homebrewing

Dunque il processo che conduce alla realizzazione della birra è piuttosto lungo e complesso, e si differenzia tra produzione industriale e artigianale. Esiste anche una terza opzione, ovvero l’homebrewing, che negli ultimi anni ha cominciato a diffondersi anche nel nostro Paese. La birra può essere fatta anche in casa, avendo a disposizione tutta l’attrezzatura adatta e ovviamente gli ingredienti base. Molti di quelli che oggi sono piccoli imprenditori che gestiscono birrifici artigianali hanno iniziato proprio in questo modo, da una semplice passione. Sperimentando in casa è infatti possibile trovare combinazioni diverse di malto che diano vita a birre dai gusti differenti tra di loro, da condividere con gli amici. In seguito però in semplice hobby può diventare un vero e proprio mestiere.

Cosa sono i kit per la birra

L’aspetto più complicato da affrontare in casa quando si prova per la prima volta a fare una birra fai-da-te, sta nella geminazione dell’orzo per creare il malto, ingrediente base fondamentale. Fare il malto in casa non è impossibile, ma necessitano spazi e attrezzature che spesso non si hanno a disposizione. Per questo motivo, per facilitare il compito di chi è alle prime armi, in commercio si possono trovare dei kit già confezionati. All’interno di questi kit si trova praticamente tutto ciò che è necessario per affrontare il processo di produzione della birra: i contenitori necessari per travasare la birra dopo la fermentazione; il gorgogliatore, che è lo strumento che serve a controllare l’andamento della fermentazione; il densimetro, che valuta il grado di torbidità della birra, e il sanitizzante atto a pulire in modo adeguato tutta la strumentazione. Ma ciò che soprattutto si trova dentro questi kit è il malto già pronto.

I malti già confezionati

I malti pronti si possono trovare non solo all’interno dei kit preconfezionati, ma si possono acquistare anche separatamente perché, ovviamente, dal tipo di malto che si predilige dipenderà anche il sapore della birra che si otterrà. La prima differenziazione che si deve fare tra i malti che si trovano in commercio è tra malti luppolati e malti non luppolati. Nel primo caso il luppolo è già presente nel composto, quindi non sarà necessario aggiungerlo manualmente; nel secondo caso invece è necessario il nostro intervento. Poi ci sono malti diversi a seconda che si vogliano ottenere birre bionde e chiare, birre doppio malto, birre scure. Quando si è all’inizio e si sperimenta per la prima volta come fare la birra in casa è bene affidarsi completamente al kit acquistato seguendo rigorosamente le istruzioni fornite. In seguito, man mano che si assume maggiore dimestichezza, si potranno tentare nuove combinazioni e addirittura si potrà tentare di fare anche il malto in casa.

Come si fa la birra in casa

A questo punto spiego brevemente il modo nel quale è possibile fare la birra in casa, una volta acquistato il kit già pronto. Il processo non è diverso da quello che ho raccontato sopra e che riguarda le produzioni industriali o artigianali; ovviamente tutto viene ridotto su una scala più piccola, atta a soddisfare un fabbisogno familiare. Infatti i kit per fare la birra che si possono trovare in commercio, in genere, prevedono al produzione di 20 litri di birra o poco più. Questo quantitativo si ottiene usando un barattolo di malto da 1,8 kg. La pentola in cui si deve mettere l’acqua a bollire non è inclusa nel kit e deve avere la capienza di dieci litri. In questo pentolone si mettono a bollire3 o 4 litri di acqua, mentre in una pentola più piccola si mette il barattolo di malto a riscaldare, ricordandosi di capovolgerlo. Nel frattempo è necessario procedere con la sanitizzazione degli strumenti per fare la birra. Io uso solitamente il metabisolfito di potassio, sciogliendone tre cucchiaini in un litro d’acqua; in alternativa, come ho detto in precedenza, si può usare anche la candeggina. La soluzione di acqua e metabisolfito deve servire per igienizzare in modo adeguato il fermentatore e tutti gli altri strumenti che entreranno a contatto con il mosto e con la birra (gorgogliatore, tubi, sifone, pentole).

La preparazione del mosto

Quando l’acqua bolle, si può versare al suo interno il malto dopo aver aperto il barattolo. Il barattolo lo faccio scaldare prima perché poi il contenuto esce meglio e non rimane attaccato alle pareti del contenitore. Se la ricetta prevista dal kit lo richiede, a questo punto aggiungo dello zucchero, poi lascio bollire il tutto per una decina di minuti. Quando il mosto ha bollito, verso tutto nel fermentatore e aggiungo dell’acqua fredda in un quantitativo di circa 23 litri. Affinché i lieviti presenti nel malto non vengano uccisi e possano svolgere il loro lavoro bisogna fare attenzione alla temperatura che raggiunge il mosto: non deve salire sopra i 22-23 gradi. Per sincerarmene io attacco un termometro all’esterno del fermentatore, appena sotto al livello del liquido contenuto al suo interno. Una volta raggiunta la temperatura desiderata bisogna ossigenare il tutto, dando una vigorosa mescolata con un mestolo. Ovviamente anche il mestolo in precedenza deve essere stato sanitizzato.

La fermentazione

Ora si passa alla fase vera e propria di produzione della birra, che, come ho già detto, è una bevanda definita viva per via della presenza dei lieviti attivi. Al mosto si aggiunge il lievito: di solito nei kit è contenuto in polvere, quindi io lo faccio rinvenire mescolandolo ad un po’ di acqua bollita con lo zucchero. Quando il tutto diventa schiumoso, lo unisco al mosto. Poi chiudo il fermentatore (anche il coperchio è stato sanitizzato), inserisco il gorgogliatore e il processo di fermentazione può avere inizio. Per impedire che agenti esterni possano finire nel fermentatore è opportuno riempire per metà il gorgogliatore con una soluzione alcolica (ad esempio, gin o vodka). Dopo qualche tempo si sentirà un borbottio che proviene dall’interno del fermentatore: è segno che i lieviti stanno agendo. A questo punto io lascio che il processo vada avanti da solo, controllando solo una volta ogni tanto che tutto proceda per il meglio. Il processo di fermentazione può durare da dieci giorni a due settimane.

Il travaso della birra fatta in casa

La domanda che ci si pone sempre è come fare a capire se è giunto il momento del travaso. Io mi regolo in questo modo. Quando non si sente più il borbottio interno, inizio a prelevare dei campioni e poi ne verifico la densità con il densitometro. Quando la densità è accettabile, è giunto il momento di fare il travaso. Di solito tutto ciò che è necessario per compiere questa operazione è già incluso nel kit: si tratta di un secchio e dei tubi, oltre che di un’asta detta appunto da travaso. Anche tutta questa attrezzatura deve essere scrupolosamente sterilizzata. Travaso il mosto nel secchio apposito con molta lentezza, aggiungendo lo zucchero che serve a dare la frizzantezza alla birra. Poi chiudo il secchio, aggiungo l’asta, e verso la birra nelle bottiglie (anch’esse sterilizzate). Le bottiglie non devono mai essere riempite totalmente; io di solito lascio in paio di dita tra il collo e il tappo. La macchina tappatrice a volte è inclusa nel kit, oppure si può acquistare separatamente. Ora può avere inizio il secondo processo di fermentazione, che avviene in bottiglia. Dopo altri almeno 15 giorni stappo le mie bottiglie; preferibilmente però sarebbe opportuno lasciare che maturino per ancora un mese conservate in frigorifero.

Doppia fermentazione

In alcuni casi preferisco procedere diversamente, non imbottigliando direttamente la birra fermentata ma facendole subire una seconda fermentazione. in questo caso, dopo la fermentazione primaria, il travaso viene fatto dal fermentatore in un altro secchio a cui si applicano tappo e gorgogliatore. La birra viene lasciata all’interno di questo secchio per un’altra decina di giorni. Per agevolare l’operazione di travaso è utile mette i due contenitori a livelli diversi, in modo che il primo si trovi più in alto del secondo. Io faccio sempre attenzione affinché i residui che si trovano sul fondo del fermentatore non finiscano nel secondo contenitore. Anche in questo caso l’aggiunta di zucchero, operazione che viene definita priming, deve essere fatta prima dell’imbottigliamento vero e proprio.

Problemi possibili e alcuni consigli

Potrebbe capitare che le bottiglie di birra fatta in casa esplodano: è un’eventualità comune e succede in genere se si è aggiunto troppo zucchero, oppure se la fase di fermentazione ancora non era del tutto ultimata. Le prime volte che ci si cimenta con l’homebrewing potrebbe capitare a causa dell’inesperienza, ma in seguito diventerà piuttosto improbabile. Ci sono poi alcuni trucchetti da poter osservare che non sono indicati sui kit ma che aiutano ad ottenere una birra dal gusto migliore. Ad esempio, bisogna avare cura di scegliere bene l’acqua che si intende utilizzare per fare la birra. Non è infatti un ingrediente secondario. L’acqua ideale dovrebbe essere leggera, avere un basso residuo fisso ed essere assolutamente priva di cloro. Per questo non è consigliabile usare l’acqua di rubinetto ma sarebbe preferibile acquistare dell’acqua minerale in bottiglia. Inoltre, si deve fare attenzione anche nella scelta delle bottiglie in cui travasare la propria birra fatta in casa. Sarebbe sempre bene scegliere bottiglie di vetro scuro, perché la luce non fa bene alla birra. Inoltre ci vogliono contenitori di vetro spesso: ad esempio, si può pensare di riutilizzare le bottiglie dello spumante.

Perché fare la birra fatta in casa

Fare la birra in casa è un hobby divertente e poco impegnativo, che da modo di sperimentare dei gusti nuovi. Soprattutto, come ho già detto, capita di frequente che questa semplice passione poi si sviluppi in direzione di una vera e propria professionalità. Però bisogna ricordare una cosa importante: secondo la legge italiana la birra fatta in casa non può assolutamente essere venduta, ma deve essere riservata all’esclusivo uso e consumo domestico. Quando la passione vuole evolvere in qualcosa di più, dunque, sarà necessario rispettare tutti i necessari adempimenti burocratici. Da ultimo, non dimentichiamo che la birra fatta in casa è molto più economica di quella che possiamo acquistare al supermercato. Le birre commerciali della grande industria hanno un gusto piuttosto standardizzato, legato al fatto che, per essere trasportate lontano e per poter essere conservate a lungo, devono subire il processo della pastorizzazione. Tale processo non viene applicato alle birre artigianali, che però spesso sono piuttosto costose perché prodotte in piccoli quantitativi e trasportate con maggiori difficoltà.

La pastorizzazione

A questo punto vorrei spiegare brevemente cos’è la pastorizzazione, per quanto si tratti di un processo che a livello domestico non c’è mai bisogno di fare. La pastorizzazione prevede che la birra venga portata ad una temperatura di 60 gradi per una ventina di minuti; quindi, in un certo senso, la pastorizzazione è una sorta di sterilizzazione. Con questo processo, infatti, vengono distrutti tutti i microorganismi che sono contenuti nella bevanda. Questo ha il vantaggio di renderla conservabile più a lungo, ma presenta anche parecchi lati negativi. Infatti, ne annulla gran parte delle proprietà organolettiche, appiattendone il sapore e l’aroma; ma soprattutto toglie alla birra la sua caratteristica principale, di cui ho parlato prima, ovvero la sua natura di bevanda viva. I lieviti che si usano per la fermentazione, infatti, conferiscono alla birra tante proprietà nutritive positive per l’organismo (non a caso un tempo la birra era definita pane liquido) che invece vanno completamente perdute con la pastorizzazione. Riassumendo, posso affermare che la pastorizzazione toglie completamente personalità alla birra. La birra artigianale invece, e di conseguenza quella fatta in casa che non viene pastorizzata, è ricca di vitamine, antiossidanti e microorganismi benefici per la nostra flora batterica. Questo quindi è un notevole vantaggio del bere birra in casa, perché è una bibita che conserva tutte le sue proprietà naturali.

Scegliere il bicchiere giusto

Non bisogna dimenticare che la fase più piacevole di tutto il processo di birrificazione fatta in casa è rappresentata dal momento in cui finalmente si stappano le bottiglie e si possono degustare i risultati di tanta fatica. La degustazione della birra, al pari di quella del vino, è un’arte che va eseguita secondo regole ben precise. Per prima cosa bisogna scegliere il bicchiere più adeguato a seconda del tipo di birra che si è voluto realizzare. Se si è prodotta una birra chiara, si usano i bicchieri detti altglass che sono cilindrici, lisci e lunghi e servono a far risalire verso l’alto l’effervescenza e a far formare una bella schiuma. In alternativa si può usare il classico boccale bavarese che, avendo il manico, fa in modo che non si debba toccare il vetro e che la temperature della birra resti inalterata. Se invece si è sperimentata una ricetta per fare la birra scura è meglio usare un ballon o un calice, perché questo tipo di bicchieri esaltano meglio l’armoaticità di birre più corpose.

La degustazione della birra

Una volta scelto il bicchiere più adeguato è necessario anche versare la birra a regola d’arte. Ovviamente l’ideale è spinare la birra, ma nel caso di quella fatta in casa bisogna versarla dalla bottiglia. Il segreto per mescerla nel modo giusto consiste nell’inclinare leggermente il bicchiere, in modo che la bevanda inizi a cadere sul fondo Questo trucchetto serve ad eliminare l’eccesso di anidride carbonica e a favorire la formazione di una bella schiuma superficiale. Il bicchiere dovrebbe sempre essere un po’ umido e non perfettamente asciutto perché la presenza di una pellicola bagnata serve a far scivolar meglio la bevanda. Il bicchiere da birra va sciacquato solo con acqua e mai lavato con i detersivi. Questo accorgimento è ancora più importante da osservare se si beve la birra che si è fatta in casa, perché è viva e quindi non deve essere contaminata con nessun altro sapore. Fatto questo, non resta che gustarsi il proprio bicchiere di birra sperimentando tutta la varietà olfattiva e organolettica a cui si è riusciti a dar vita con la birrificazione casalinga. Se i primi risultati non sono entusiasmanti non ci si deve scoraggiare. Anche i miei primi tentativi sono stati tutt’altro che soddisfacenti e ovviamente dispiace aver impiegato tanto tempo per non avere un buon risultato; ma con il tempo e la pratica sarà facile diventare sempre più sicuri di sè, arrivando anche a utilizzare ingredienti nuovi che diano aromi particolari alla birra. Questa, d’altro canto, è la marcia in più che hanno le birre artigianali, per confezionare le quali vengono spesso usati prodotti a chilometro zero, che hanno il pregio doppio di essere naturali e di contribuire a valorizzare il territorio di produzione.

come fare la birra con estratto di malto

Il metodo per fare la birra migliore e sicuramente l’all grain. in questo articolo vedremo come fare la birra con estratto di malto luppolato.

Innanzitutto possiamo vedere le istruzioni per preparare la birra con estratto di malto non luppolato tutto innanzitutto vediamo come fare che cos’è l’estratto di malto.

Per produrre la birra in casa si possono utilizzare diverse tecniche, alcune più semplice altre più difficili.

Si può ad esempio fare la birra da estratto di malto luppolato, la birra preparata con malto non luppolato, e la realizzazione di birra all grain, di cui abbiamo già parlato in un altro articolo.

Ci sono sempre delle parti comuni nella produzione di birra, come la montatura e lavare le trebbie.

Per fare la birra da estratto non luppolato è importante innanzitutto avere l’attrezzatura per la fermentazione e l’imbottigliamento, poi servono anche una pentola abbastanza grande, un modo per macinare i grani speciali, come ad esempio macina caffè normale e comune oppure soprattutto meglio quelli più vecchi.

Inoltre necessario avere un buon sistema di filtraggio, un termometro che arriva da 0 a 100 gradi, e una bilancia.

Importante puoi avere ovviamente il kit di produzione per la birra. Vediamo come fare. Ti vogliamo fare 30 litri di birra dobbiamo bollire 12 o 13 litri di mosto concentrato virgola macinare i grani speciali.

Poi bisogna riscaldare a circa 70 gradi centigradi un po’ d’acqua, ad esempio se io ho 7 litri.

Quando è stata raggiunta la temperatura dell’acqua di 70 gradi circa, bisogna immergere i grani e lasciarli per circa un’oretta. Poi bisogna filtrare in grani, sciacquare le trebbie come abbiamo detto prima con l’acqua molto calda, e con diversi litri di acqua. Poi si scioglie l’estratto e si porta l’acqua in quantità superiore.

Si mette tutto sul fuoco e si fa bollire.

Dopo un po’ si aggiunge il luppolo, e sta lì nella mostura per circa un’ora.

Quando la bollitura è finita si fa raffreddare il mosto in acqua fredda. Successivamente si è pronti per la fermentazione.

Vantaggi della birra fatta in casa rispetto a quella comprata

Da alcuni anni in Italia, l’arte di produrre artigianalmente la birra in casa propria, è divenuta una passione per molti, tanto che è si è trasformata in una vera e propria arte definita homebrewing.

Sono molti i motivi che inducono l’amante della birra a decidere di produrre la preziosa bevanda in casa propria: dalla soddisfazione di creare dal nulla il prezioso liquido, alla creazione di vere e proprie ricette personalizzate in base ai propri gusti personali.

Punto di partenza sostanziale, resta sempre e comunque la passione per la birra: come per qualsiasi altra produzione, il creare autonomamente qualcosa, richiede tempo ma soprattutto, la volontà di raggiungere un obiettivo con la probabilità che, inizialmente, i risultati non siano eccezionali.

Per chi per la prima volta si avvicina a questa passione, sono disponibili in commercio dei kit luppolati grazie ai quali la produzione della birra in casa diviene estremamente semplice: all’interno di questi kit, è presente latte con malti già amaricati e pronti all’uso.

In pratica si acquista un mosto già pronto e l’unica cosa da dover fare è semplicemente diluirlo con dell’acqua e passare poi alla sua fermentazione.

L’utilità di questi kit già predisposti, consente innanzi tutto di prendere confidenza con la produzione di birra artigianale, consentendo di produrre una birra di discrete qualità, senza però avere la possibilità di caratterizzarla in alcun modo. Certo è che per i neofiti del mestiere, questa tecnica guidata consente di intraprendere in modo semplice la propria passione e di cominciare a conoscere le varie fasi di fermentazione del mosto.

Per chi ha già dimestichezza o semplicemente, si avvicina alla produzione casalinga in casa per creare una birra che incontra i propri gusti personali, l’utilizzo dei kit luppolati non da la giusta soddisfazione: per appagare la propria sete di birra prodotta autonomamente, esistono altre due metodologie, una intermedia e l’altra, definita All Grain, ovvero una riproduzione casalinga della birra al pari di un birrificio professionale.

Con il metodo intermedio, è possibile ottenere una birra di una certa qualità e di creare ricette personalizzate grazie alla facoltà di miscela degli ingredienti.

Per mettere a frutto tale sistema intermedio, viene utilizzato l’estratto di malto non luppolato, luppolo, lievito e piccoli grani la cui funzione è di dare sapore e colore alla birra. E’ proprio questa variante che consente di personalizzare aroma e gusto della birra, sperimentando in casa propria, la miscela che maggiormente incontra le proprie esigenze.

Per mettere a frutto risultati soddisfacenti attraverso questa metodologia intermedia, occorrerà avere a propria disposizione un’attrezzatura maggiore e un pizzico di esperienza in più: in breve tempo, sarà possibile ottenere risultati soddisfacenti e una birra personalizzata di discrete qualità.

Se però si ha a propria disposizione tempo e spazio e i risultati fin qui ottenuti non appagano pienamente la voglia di produrre per intero l’amata birra, non resta che armarsi di pazienza ma soprattutto passione e buttarsi anima e corpo nella produzione di birra in ogni suo singolo passaggio: con il procedimento definito All Grain, la produzione artigianale di birra è praticamente identica a quella di un birrificio professionale, grazie all’utilizzo di attrezzature casalinghe che possono tranquillamente mantenere il passo.

Secondo wikipedia AG (all grain) è il procedimento completo, l’estratto di malto dell’E+G viene completamente sostituito da malto in grani.

Il metodo all grain (AG) è il procedimento più completo, e permette di avere un controllo più completo sull’intero processo di produzione della birra.

  • Macinare i grani e mescolare con acqua
  • riscaldare per trasformare amidi in zuccheri
  • ottenere temperature elevata
  • filtrare i residui dei grani
  • effettuare bollitura mosto

Va da se che la produzione con tale metodo, richiede è vero una grande passione, ma anche una competenza al di sopra, un’attrezzatura adeguata per poter seguire i passaggi in modo corretto e tanto tempo a disposizione, considerando che attraverso questo metodo, ci vogliono ben otto ore per giungere alla realizzazione della birra desiderata.

Oggi è veramente più facile avvicinarsi a questa passione: la voglia di produrre in casa la birra, è comune a molte persone e sono presenti sul web le guide e numerosi siti di aggregazione dove è possibile confrontarsi e ottenere dai più esperti, preziosi consigli per fare meglio, oltre la possibilità di vedere dei veri e propri tutor, dove la procedura è indicata e mostra come poter produrre in casa la propria birra.

Fare birra in casa: 7 consigli utili

Il motivo principale per cui ci si dedica all’home brewing è che permette di ottenere una birra genuina, priva di conservanti e non pastorizzata o filtrata, procedure che alterano le caratteristiche fisiche e chimiche della birra. Senza contare l’appagamento derivante dal realizzare un prodotto spesso migliore di alcune birre in commercio.

Ecco alcuni consigli che vi permetteranno di migliorare la qualità della vostra birra casalinga.

1. Quale metodo per fare la birra scegliere

Vi sono essenzialmente 3 metodi per fare la birra in casa: kit, estratto e grani. Se siete dei principianti, il modo migliore per iniziare è acquistare il kit di fermentazione, generalmente composto da:

  • materie prime: lattina di malto luppolato e lievito secco;
  • fermentatore in plastica dotato di rubinetto nella parte inferiore e di valvola di scarico per l’anidride carbonica (“gorgogliatore”);
  • termometro adesivo;
  • densimetro per monitorare la dimunizione di densità della birra;
  • cilindro trasparente per prelevare il mosto;
  • prodotto per la sanificazione.

Gli altri due metodi (estratto e grani) sono un po’ più complessi, ma assicurano un maggior controllo sulle varie fasi del processo.

2. La sanificazione

La buona riuscita della birra casalinga dipende anche dalla sanitizzazione che serve a impedire che il prodotto sia contaminato da batteri e lieviti “selvatici” che ne alterino il sapore e l’aroma. Per questo, il kit comprende una polvere detergente per sterilizzare gli attrezzi; si tratta in genere di metabisolfito di potassio, il cui uso come sanitizzante viene spesso messo in discussione per la sua azione selettiva nei confronti dei lieviti. Al suo posto si può usare l’ipoclorito di sodio presente nella candeggina o, in quantità ridotte, nell’amuchina.

3. Come preparare il mosto

Scaldate la lattina di malto luppolato in acqua calda per almeno una decina di minuti per fluidificare l’estratto. Terminata questa operazione, versate il contenuto della lattina in una pentola con circa 3 litri di acqua, aggiungete lo zucchero mescolando vigorosamente con un mestolo e bollite il tutto per non più di 5 minuti. Dopo aver fatto raffreddare il composto, versatelo nel fermentatore aggiundendo tanta acqua fredda quanto basta a raggiungere la capacità indicata nelle istruzioni. Dopo aver verificato che la temperatura del mosto sia di 20°C, con l’aiuto della provetta cilindrica misurate la densità del mosto, evitando di reinserire nel fermentatore il liquido prelevato. Ora aggiungete il lievito precedentemente sciolto in un bicchiere di acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero per attivare la fermentazione.

4. La fermentazione

Chiudete il bidone per la fermentazione e inserite il gorgogliatore che servirà a permettere la fuoriscita di CO2, impedendo contemporaneamente all’aria di entrare. Ponete il bidone a fermentare al buio: la temperatura ideale per la fermentazione è compresa tra i 18° e i 20°C. L’attività fermentativa è dimostrata dai gorgoglii dovuti alla produzione di anidride carbonica e può durare dai 7 ai 10 giorni, o comunque fino a quando non sarà raggiunta la densità indicata nel manuale.

5. Il travaso

Prima di procedere con l’imbottigliamento, è opportuno travasare la birra in un secondo tino per eliminare i sedimenti di lievito depositatisi sul fondo, impedendo così che la birra abbia uno sgradevole aroma di lievito. In questa fase è importante non trascurare l’igiene, ricordandosi di pulire e sanificare con il bisolfito bottiglie e tappi presi qua e là; per accelerare i tempi, è meglio acquistare bottiglie nuove che dovrete semplicemente lavare con un getto di acqua molto calda per eliminare la polvere.

6. Priming

Prima di imbottigliare la birra, occorre aggiungere una certa quantità di zucchero che permetta di riattivare la fermentazione; la quantità di zucchero consigliata è di 6 grammi per litro. Il metodo più diffuso è quello di versare nel secondo contenitore una soluzione zuccherina ottenuta facendo bollire per pochi secondi lo zucchero in poca acqua e facendo poi raffreddare la soluzione alla stessa temperatura della birra. Con una spatola sanificata, mescolate accuratamente i liquidi di diversa densità per impedire che si stratifichino.

7. Rifermentazione

Dopo aver imbottigliato la birra e tappato le bottiglie con l’apposita tappatrice in dotazione nel kit, è arrivato il momento di riporre il prodotto in un luogo buio per la c.d. “maturazione” per un periodo che va da 2 settimane ad un paio di mesi, alla temperatura specificata in ciascuna ricetta. In questo periodo, oltre alla rifermentazione, si assiste ad un raffinamento delle caratteristiche organolettiche della birra. Al termine della maturazione, potrete finalmente gustare il prodotto del vostro lavoro.

Cos’è il malto della birra

Prodotto dalla germinazione dei cereali, il malto è probabilmente l’ingrediente più importante della birra in quanto ne determina le qualità organolettiche (colore, consistenza, gusto, ecc.).
Qualsiasi tipo di cereale, compreso riso, frumento, avena e segale, può essere usato per fare il malto, ma quello di gran lunga più utilizzato per la produzione della birra è l’orzo, cereale ottenuto da un preciso tipo di graminacea, l’Hordeum.

Cos’è il malto e scopo della maltazione

Il malto è un ingrediente essenziale per la produzione del mosto, il liquido saturo di zucchero prodotto dopo che il malto è stato immerso in acqua calda e dove si sviluppano varie reazioni chimiche, tra cui la trasformazione dell’amido in destrine, che rimarranno inalterate nella birra, e in maltosio, destinato poi a fermentare producendo alcol.

L’orzo utilizzato per la produzione della birra è generalmente di tipo distico, ricco di enzimi e di amido, ma povero di proteine che tendono a sedimentare, rendendo la birra torbida; deve inoltre possedere una scorza (glumella) sottile per agevolare la filtrazione.

La maltazione permette di produrre dei nutrienti che favoriscono l’attività fermentativa e prepara l’amido per la conversione in zucchero più solubile agli enzimi.
Per preparare la birra, si può utilizzare il malto in grani (all-grain), l’estratto di orzo maltato, presente nel kit, oppure grani ed estratto insieme (E+G).

Come avviene la maltazione

La prima fase della maltazione consiste nella germinazione dei chicchi d’orzo, che serve a scindere l’amido in maltosio, uno zucchero facilmente attaccabile dai lieviti.

Il processo si ottiene lasciando il cereale in ammollo per 24-60 ore, cambiando l’acqua almeno ogni 12 ore, fino a che i grani non raggiungono il 45% di umidità interna; per non pregiudicare la germinazione, la temperatura non deve subire alterazioni e deve essere compresa tra i 15 e i 18°C.

Dopo averli fatti sgocciolare, i chicchi vengono stesi su un piano in un ambiente ventilato.

Quando i germogli (radichette) diventano sufficientemente lunghi (ovvero dopo 8-15 giorni), si procede con l’essiccazione che si compone di 2 fasi: nella prima fase, si lasciano essiccare i grani a 40°C per un paio di giorni in ambiente arieggiato, in modo da arrestare il processo di crescita, senza intaccare la capacità degli enzimi di convertire l’amido in zucchero. Nella seconda fase si esegue la tostatura in un forno aperto a 75-100°C circa; il malto così ottenuto, anche detto “malto base”, è dotato di attività enzimatica e impartisce dolcezza al prodotto finale, aggiungendo sapore e colore.

L’aggiunta di fasi successive, con diversi gradi di tostatura e di modificazione dei grani, permette di ottenere diverse tipologie di malto per la birra. Talvolta i grani vengono maltati oltre il punto in cui gli enzimi rimangono attivi per conferire un sapore tostato e un colore più scuro al prodotto finale.

Tipi di malto

Il sapore e il colore della birra variano a seconda delle tipologie di malto utilizzate dai birrai.
I tipi di malto possono essere così classificati:

– Malto base (o normale)

così viene chiamato il tipo di malto dotato di attività enzimatica che costituisce l’elemento basilare per la produzione della birra. A seconda delle temperature con cui vengono tostati i grani, si può ottenere il malto Pilsner, da cui si ricava la birra chiara, il malto Pale, leggermente più modificato del precedente, e il malto Vienna/Monaco, che conferisce una colorazione più scura alla birra.

– Malti speciali

conferiscono particolari qualità organolettiche alla birra, come corpo, colore e gusto. Ne sono esempi i malti caramellati, ottenuti tostando l’orzo germinato a 180-210°C; tra i più noti, troviamo il malto CaraPils, Crystal e CaraMunich.

– Malti scuri

ideali per realizzare birre dal colore scuro e dal sapore con una nota di affumicatura o di tostatura, includono il malto Chocolate, che richiama l’aroma del cioccolato e del caffè tostato, il malto Bamberg, dal sapore tipicamente affumicato grazie alla tradizione di alimentare il fuoco con ceppi di legno di faggio, il malto Roast Barley, dal colore scuro e il sapore molto intenso usato per le “Stout”, e infine il Black Malt, malto tostato a temperature molto elevate con un profondo aroma tostato-affumicato.

Come fare birra artigianale fatta in casa in modo semplice

Spesso si sente la domanda: “come faccio a fare la birra artigianale in casa?” e soprattutto “come faccio a produrre in casa una birra artigianale di buona qualità?“. Queste sono domande che molte persone fanno, e alle quali si può trovare una risposta che corrisponda ai bisogni di ognuno in fattore birra.

Ecco spiegato quindi come fare la birra in casa. La birra può essere prodotta in casa in maniera semplice scegliendo gli ingredienti migliori. In questo modo è possibile fare la birra senza troppa difficoltà. Le birre possono anche essere fatte senza fermentazione, oppure con l’utilizzo di malto e luppolo selezionato, anche ad alta fermentazione.

Ma come viene fatta la birra artigianale in italia e nel mondo, sempre a casa? Innanzitutto per una buona birra è necessario aggiungere del malto artigianale. La produzione semplice nel fare le diverse ricette, tutte fatte da orzo, luppolo, il procedimento sempre simile, gli ingredienti selezionati, un attento imbottigliamento. Per produrre la birra in casa potete leggere queste guide (in basso) oppure acquistare l’attrezzatura e prepararsi a stappare!

Il gusto, il sapore della birra dicono tutto, soprattutto per chi vuole davvero produrre buona birra. Non è un concetto astratto quello che parla di personalità e birra. Ed è per questo che ognuno di noi vuole fare una birra che risponda al suo gusto, a come è una birra buona.

Ecco perché vediamo in questo articolo come fare una buona birra a casa propria, nella propria abitazione e con pochi mezzi a disposizione. Si vedrà che si possono imitare le birrerie migliori e i mastri birrai più bravi al mondo.

La birra artigianale fatta in casa è una tipologia di produzione della birra. Fare la birra in casa è una maniera sicuramente per spendere meno soldi. Infatti produrre la birra direttamente con i propri strumenti, acqustando un semplice kit di produzione birra si possono fare birre artigianali di ottima qualità a costo di produzione! Un kit si può trovare facilmente online, da negozi più specializzati come dal fidato amazon.

Si può fare una birra dal sapore forte o leggero a seconda del gusto, e ovviamente in quei casi il metodo di produzione varia da birra a birra. E’ importante leggere bene questa guida per fare la birra artigianale e fatta in casa per capire come fare la birra artigianale che abbia il sapore migliore.

I dettagli tecnici della produzione di birra artigianale fatta in casa sono abbastanza semplici, e chiunque può fare da sé dell’ottima bevanda alcolica come la preferisce, utilizzando semplicemente dei kit per produrre la birra. Ecco come fare la birra fatta in casa.

Ecco perchè sicuramente fare la birra in casa conviene. Con o senza kit di produzione birra, nel caso in cui si decide di farlo con un kit per la birra, il costo a partire dai 50-60 euro. C’è poi da mettere in conto il costo dei materiali (malto, luppolo, etc) che comunque non arriva ai 20 euro per produrre diverse bottiglie di birra.

Non è difficile riuscire a farsi una bella bevuta grazie alla produzione fai da te! Quando si scelgono gli ingredienti da utilizzare bisogna sicuramente osservare determinate regole per la birra fatta in casa. Infatti un malto è diverso dall’altro, poi soprattutto se si decide di fare una birra doppio malto.

Inoltre c’è da considerare il luppolo, che dev’essere di qualità. E l’acqua che si utilizza, ovviamente, è determinante per stabilire sapore e gusto della birra.

Un altro fatto da tenere in considerazione è il tempo per la fermentazione della birra, bisogna stare attenti che non passi troppo tempo e nemmeno troppo poco. Quando la birra è pronta può essere versata ed imbottigliata.

Anche l’imbottigliamento è una cosa abbastanza delicata per come si fa la birra artigianale in casa, bisogna fare in modo che i tappi non si aprano o le bottiglie scoppino. Infatti le bottiglie potrebbero scoppiare se non sono chiuse nella maniera appropriata.

E’ importante consultare delle guide per fare la birra in casa, altrimenti si rischia di fare pasticci. Ovviamente è comunque sempre l’esperienza a dirci che birra stiamo facendo in funzione del nostro gusto. Così si può ottenere l’ingrediente segreto su come fare la migliore birra artigianale direttamente da casa. E chi produce la birra in casa lo fa anche per diventare un esperto nella produzione di birra!

E quindi, in un modo o nell’altro, avere una birra fatta in casa e pergiunta artigianale può essere un’ottima soluzione per risparmiare tutti quei soldi spesi in birra ed avere bottiglie di birra buona per pochi centesimi, a costo “di produzione” 🙂

Ecco un ottimo video su come fare la birra in casa, riprodotto anche qui in basso, realizzato e registrato da BrewingFriends.



Altre risorse utili  possono essere:

  • birra fatta in casa: la birra fatta e prodotto nella propria abitazione, spesso con l’ausilio di kit di produzione appositi.
  • birra fatta in casa consigli: ovvero alcuni consigli per produrre la birra artigianale direttamente in casa e con i propri strumenti. consigli sui malti, sull’orzo, sul luppolo, sull’acqua, sullo zucchero, sulla fermentazione e sull’imbottigliamento. Quali accessori utilizzare per la homebrew e consigli utili per chi vuole fare la propria birra homemade.
  • birra fatta in casa forum: un forum dove trovare novità sulla birra fatta in casa e dintorni. trucchi, chiacchiere con chi di birra artigianale se ne intende, e vuole solo il meglio dal proprio bicchere.
  • birra fatta in casa imbottigliamento: ovvero sezione dedicata all’imbottigliamento. come imbottigliare la birra al meglio per avere un ottimo prodotto finito che si conserva buono fino al bicchiere.
  • birra fatta in casa kit: i kit per la produzione di birra artigianale. quali scegliere, come sceglierli e come produrre la birra in casa grazie ai kit per fare la birra. tutto quello che vorreste sapere per poter finalmente bere una bevanda prodotta da sè!
  • birra fatta in casa kit prezzi: i prezzi di tutti i kit di birra presenti sul mercato. si valuteranno offerte e costi per la produzione della birra in casa con un kit per birra.
  • birra fatta in casa procedimento: il procedimento della birra. come produrre la birra in casa, processo completo passo per passo. istruzioni per fare la birra in casa artigianale che possa soddisfare il gusto del produttore, direttamente sceglie le materie prime per realizzare la sua combinazione di birra perfetta!
  • birra fatta in casa ricetta: la ricetta (e le ricette) per fare le birre in casa. è un ricettario fantastico di ricette per fare la birra in casa e ricette da abbinare alla birra, per pranzi e cene a base di .. birra. birra fatta in casa ricette e ricette per birra fatta in casa.
  • birra fatta in casa senza kit: ovvero come fare la birra in casa senza bisogno di un kit birra artigianale. come fare procedimenti per fare la birra da sè, in cantina, oppure dove si vuole. basta che si fa una birra di qualità 🙂